La sera prima di andare a pesca rappresenta per me una sorta di rituale, mi riporta agli anni in cui da adolescente andavo a pesca con mio padre e con gli occhi sognanti di un giovane ragazzo immaginavo splendide abboccare alla mia canna mentre insieme preparavamo l’attrezzatura. Quel rituale a distanza di tanti anni non è cambiato. Per me andare da solo a pesca non è stato mai un grosso problema, si coglie l'occasione di assaporare maggiormente il contatto con la natura e a volte ci si addentra così profondamente in essa da diventarne quasi una parte integrante. Andare in compagnia offre la possibilità di godersi una bella giornata tra risate, imprecazioni divertenti e qualche battuta spiritosa. Così come spesso accade in settimana ho avvisato che domenica sarei andato a pesca con destinazione Valtellina. Al mio appello ha risposto uno dei nuovi iscritti al club che ha partecipato all'ultimo corso di lancio organizzato dal club. Memore di un’incomprensione, in passato, tra due soci sul fatto che un corsista potesse non essere pronto per un fiume come l’Adda ho accettato ben volentieri di accompagnare Dario. Allo stesso invito ha risposto Danilo, un veterano del club. Partenza 5 del mattino destinazione Piateda per una rapida ispezione delle condizioni del fiume. Giunti sul posto alle 8, dopo una sguardo perplesso e un po’ sconsolato tra i presenti per le condizioni dell’ acqua, il buon Danilo esordisce: “Rimaniamo qua, oggi se dice bene andiamo a prendere i grossi!” Il mio sguardo volge verso Dario e non posso fare a meno di infrangere tutte le sue aspettative: “Dario, scordati la 8,6 e la secca, ti presto la canna e si pesca a ninfa”.
Facciamo i permessi, colazione di rito giusto in tempo per vedere Marquez tagliare il traguardo in Giappone, e ci si prepara velocemente per guadagnare il diritto sul posto in cui riponiamo la nostra fiducia. L’acqua è bassa ma sporca, tendente ad un lieve marrone, armiamo le canne e sia io che Danilo diamo qualche consiglio a Dario su quali esche montare. Il primo ad incantare è Danilo, tutti i presenti (ahimè non eravamo soli) si voltano e attendono che il pesce sia a guadino. La nostra fiducia cresce di molto, potrebbe davvero uscire fuori una bella giornata. Scendo sul fiume, monto le mie ninfette e alla prima passata incanno un temolo stupendo per colore e taglia, lo forzo un po’ e dopo poco è a guadino. Mi volto verso Dario, gli mostro velocemente il pesce e lo rilascio con cura. Vedo la speranza nei suoi occhi crescere. Io e Danilo incanniamo ripetutamente e con costanza grossi temoli e generose marmorate, Dario è ancora a secco ed è passata ormai un’oretta. Danilo si volta verso di me e guarda il nostro compagno in difficoltà ed esordisce “Che facciamo? Sarà il caso di dargli una mano?” Io gli rispondo: “Aspettiamo ancora un po’ così capisce che pescare a ninfa in Adda non è scontato”. Passa mezz'oretta, e decido che è arrivato il momento di dare una mano al nostro amico. L’acqua si è scaldata ed è un po’ schiarita, intravedo alcuni temoli gobbare appena sotto la superficie, mi avvicino a Dario correggo sia il lancio che la passata, gli indico un posto dove lanciare le ninfe e dopo un paio di tentativi ferra il suo primo temolo. Io continuo a dirgli di forzare e di non preoccuparsi della canna, lui ha il timore di romperla ma io gli urlo: “ Tira!! Forzalo e non ti preoccupare della canna” Dario si volta, mi guarda e dice: “Maaaaa…”. Lo zittisco e ribadisco il concetto: “ Devi forzare!!” In breve tempo il suo primo temolo è a guadino, lui è felicissimo, io di più.
Riprende a pescare con più convinzione, lo osservo esultare nuovamente dopo aver ferrato con tempismo su un altro bel temolo.
Dopo aver dato gli ultimi consigli torno a pescare, ogni tanto butto l’occhio con soddisfazione nel vedere che Dario si sta divertendo ed è felice della bella giornata.
Il tempo trascorre veloce ed è quasi sera, vedo due belle bollate. Decido che ormai le catture le ho fatte, mi sono divertito ed è il momento di osare a secca. Altre due bollate, lancio una volta nulla, cambio mosca, lancio di nuovo...nulla, cambio mosca, terzo lancio...nulla. Mi interrogo su cosa stiano mangiando, mi guardo intorno ma la natura non mi aiuta. Visto che non ne vengo a capo faccio appello alla mia esperienza, apro la scatola e scelgo Lei. Lancio, ribalto, bollata, ferro! C'è! Non è grande come speravo ma l’ho presa. Slamo velocemente e rilascio con delicatezza. Poco distante un’altra bollata, lancio, ribalto e nuovamente ferro. Presa la seconda!! Dario si volta verso di me e mi chiede con cosa l’ho presa. Certi segreti non vanno rivelati subito, bollire nel proprio brodo serve ad imparare. Gli sorrido: “Dario, poi te lo dico!”
Purtroppo l’acqua si è alzata e sporcata all’improvviso e i nostri amici pinnuti hanno smesso di bollare.
La pesca non è mai scontata. La pratica, l’esercizio, l'esperienza sono dei gran maestri, così solo alla fine ho svelato a Dario quale fosse la mosca giusta, perché si rendesse conto dell’importanza di approfondire la conoscenza.
La nostra avventura si è conclusa con tante catture, una splendida giornata di sole e temperatura mite. Abbiamo incontrato tante persone che hanno anticipato l’inverno e si sono vestite pesante indossando un “BEL CAPPOTTO!”
Autore: Alessandro Marcheggiani
Facciamo i permessi, colazione di rito giusto in tempo per vedere Marquez tagliare il traguardo in Giappone, e ci si prepara velocemente per guadagnare il diritto sul posto in cui riponiamo la nostra fiducia. L’acqua è bassa ma sporca, tendente ad un lieve marrone, armiamo le canne e sia io che Danilo diamo qualche consiglio a Dario su quali esche montare. Il primo ad incantare è Danilo, tutti i presenti (ahimè non eravamo soli) si voltano e attendono che il pesce sia a guadino. La nostra fiducia cresce di molto, potrebbe davvero uscire fuori una bella giornata. Scendo sul fiume, monto le mie ninfette e alla prima passata incanno un temolo stupendo per colore e taglia, lo forzo un po’ e dopo poco è a guadino. Mi volto verso Dario, gli mostro velocemente il pesce e lo rilascio con cura. Vedo la speranza nei suoi occhi crescere. Io e Danilo incanniamo ripetutamente e con costanza grossi temoli e generose marmorate, Dario è ancora a secco ed è passata ormai un’oretta. Danilo si volta verso di me e guarda il nostro compagno in difficoltà ed esordisce “Che facciamo? Sarà il caso di dargli una mano?” Io gli rispondo: “Aspettiamo ancora un po’ così capisce che pescare a ninfa in Adda non è scontato”. Passa mezz'oretta, e decido che è arrivato il momento di dare una mano al nostro amico. L’acqua si è scaldata ed è un po’ schiarita, intravedo alcuni temoli gobbare appena sotto la superficie, mi avvicino a Dario correggo sia il lancio che la passata, gli indico un posto dove lanciare le ninfe e dopo un paio di tentativi ferra il suo primo temolo. Io continuo a dirgli di forzare e di non preoccuparsi della canna, lui ha il timore di romperla ma io gli urlo: “ Tira!! Forzalo e non ti preoccupare della canna” Dario si volta, mi guarda e dice: “Maaaaa…”. Lo zittisco e ribadisco il concetto: “ Devi forzare!!” In breve tempo il suo primo temolo è a guadino, lui è felicissimo, io di più.
Riprende a pescare con più convinzione, lo osservo esultare nuovamente dopo aver ferrato con tempismo su un altro bel temolo.
Dopo aver dato gli ultimi consigli torno a pescare, ogni tanto butto l’occhio con soddisfazione nel vedere che Dario si sta divertendo ed è felice della bella giornata.
Il tempo trascorre veloce ed è quasi sera, vedo due belle bollate. Decido che ormai le catture le ho fatte, mi sono divertito ed è il momento di osare a secca. Altre due bollate, lancio una volta nulla, cambio mosca, lancio di nuovo...nulla, cambio mosca, terzo lancio...nulla. Mi interrogo su cosa stiano mangiando, mi guardo intorno ma la natura non mi aiuta. Visto che non ne vengo a capo faccio appello alla mia esperienza, apro la scatola e scelgo Lei. Lancio, ribalto, bollata, ferro! C'è! Non è grande come speravo ma l’ho presa. Slamo velocemente e rilascio con delicatezza. Poco distante un’altra bollata, lancio, ribalto e nuovamente ferro. Presa la seconda!! Dario si volta verso di me e mi chiede con cosa l’ho presa. Certi segreti non vanno rivelati subito, bollire nel proprio brodo serve ad imparare. Gli sorrido: “Dario, poi te lo dico!”
Purtroppo l’acqua si è alzata e sporcata all’improvviso e i nostri amici pinnuti hanno smesso di bollare.
La pesca non è mai scontata. La pratica, l’esercizio, l'esperienza sono dei gran maestri, così solo alla fine ho svelato a Dario quale fosse la mosca giusta, perché si rendesse conto dell’importanza di approfondire la conoscenza.
La nostra avventura si è conclusa con tante catture, una splendida giornata di sole e temperatura mite. Abbiamo incontrato tante persone che hanno anticipato l’inverno e si sono vestite pesante indossando un “BEL CAPPOTTO!”
Autore: Alessandro Marcheggiani